Primo Visentin

Primo Visentin nasce il 17 dicembre 1913 a Poggiana. Il padre Umberto e la madre Maria Martinello lavorano come braccianti. Nel 1914 il padre viene richiamato alle armi e muore di febbri nel settembre 1916. Nel frattempo era nata la sorella Rita.
Frequenta il convitto per orfani di guerra a Vittorio Veneto dove si lega di profonda amicizia con monsignor Bianchin. Al termine del percorso di studi consegue il diploma magistrale. Dopo gli esami di abilitazione, nel 1934, sarà maestro elementare. Nel 1935 ottiene la maturità classica da privatista, passaggio necessario per poter accedere alla facoltà di Lettere.
A metà degli anni trenta aderisce al fascismo, intravvedendovi un programma di giustizia sociale; nel 1936 diventa Segretario del fascio di Loria. Successivamente, non potendo reggere lavoro, studio e impegno nel partito, si dimette da segretario. Si laurea nel 1940 con una tesi sul Giorgione: lascerà l'insegnamento elementare, impiegandosi al Liceo Foscarini di Venezia; sarà poi all'istituto magistrale Santa Dorotea di Asolo e, infine, all'Istituto tecnico commerciale di Lovere (Bergamo).
All'entrata in guerra dell'Italia sviluppa posizioni sempre più critiche nei confronti del regime. Su sollecitazione del professor Zanon Dal Bo si avvicina al Partito d'Azione, venendo in contatto con gli antifascisti veneziani e legandosi a Domenico e Gino Sartor.
Nel luglio 1943 viene arruolato nel 32° reggimento di artiglieria a Treviso. Il 9 settembre lascia la caserma tornando a casa. Già dai giorni seguenti comincia ad organizzare un gruppo di collaboratori fidati, aiutando i soldati italiani in fuga e ricercando armi. Si formano nuclei di resistenti a Poggiana, Riese, Loria, Bessica e Ramon. Primo assume il nome di battaglia di “Masaccio”. Il passaggio alla Resistenza attiva è l'effetto anche di un ripensamento etico e culturale che lo avvicina al pensiero mazziniano, nella prospettiva di coniugare pensiero e azione.
Tra la primavera e il settembre del 1944 organizza una formazione partigiana (intitolata a Mazzini) che opera nella Pedemontana. “Masaccio” opera in totale autonomia anche rispetto al CLN provinciale e locale, giudicato inconcludente, inimicandosi così molti esponenti della Resistenza.
Il 29 aprile 1945, quando gli Alleati stanno per arrivare e i nazifascisti sono in fuga, un gruppo di soldati tedeschi si rifugia in una casa di via Piotti a Riese. Viene chiamato per trattare. Del gruppo fanno parte anche due partigiani (“Riva” e Antonio Andretta) e Hanning, un disertore austriaco da tempo aggregato ai resistenti. Quando sono in corso le trattative per chiedere la resa dei tedeschi, partono dei colpi sparati alle spalle da uno dei partigiani, probabilmente l'Andretta. I due tedeschi che stanno parlamentando e l'austriaco sono a terra feriti. “Masaccio”, colpito alla nuca, è già morto.